“Come stai?”: una domanda potenzialmente ad alto rischio.
Come ben sappiamo, nell’ambito delle conversazioni, esistono alcuni argomenti che la buona educazione consiglia sempre di evitare: tra questi ci sono le proprie condizioni di salute che, in base al galateo, dovrebbero essere trattate esclusivamente con il medico curante.
Non è mai opportuno, infatti, intrattenere gli ospiti con discorsi di carattere personale, per non rischiare, principalmente, di centralizzare la conversazione su se stessi, con argomenti che interessano, nella maggior parte dei casi, solo alla persona che sta parlando.
La salute, inoltre, come per i sei temi (si veda il paragrafo “regole generali di conversazione“) assolutamente vietati dal galateo (finanza, politica, religione, aspetto fisico, morte, età), potrebbe generare molto facilmente situazioni imbarazzanti o sfociare in descrizioni di particolari (come i dettagli delle operazioni chirurgiche) poco gradevoli per gli interlocutori; e poi diciamo la verità: sbandierare ai quattro venti i propri acciacchi è veramente insopportabile.
Chiedere a qualcuno “Come stai?”, dunque, è assai imprudente, dal momento che l’altra persona potrebbe scatenarsi in un monologo senza fine riguardante malattie recenti e passate, visite mediche e farmaci dagli imprevedibili effetti collaterali, sperimentati magari di recente. Molto meglio salutare con il più classico e neutro “Buongiorno”.
Ci sono casi, tuttavia, in cui il “Come stai?” non risulta completamente inopportuno, ad esempio quando non si vede l’altra persona da molto tempo: a tale domanda si risponde, sempre e comunque, “Bene, grazie!”.
Mai “Benissimo!”, che tronca immediatamente il discorso, dando all’interlocutore la sensazione di essere stato inopportuno e neppure “Ora bene, grazie! ”, che potrebbe far pensare di essere freschi reduci da una convalescenza, con il rischio diventare oggetto di un imbarazzante interrogatorio.
Mariarita.
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