Le moderne regole del galateo a tavola erano ispirate, già nel XIII secolo, dalle “Cinquanta cortesie da tavola” di Bonvesin de la Riva.
Il celebre Galateo, come ben sappiamo, è un trattato di buon comportamento scritto da Giovanni Della Casa (quasi sicuramente negli anni in cui si ritirò nell’abbazia di Sant’Eustachio presso Nervesa, nel trevigiano, tra il 1551 e il 1555) e pubblicato nel 1558.
Non fu di certo, tuttavia, il primo manuale di buone maniere ad essere redatto: uno dei primi esempi di galateo, infatti, risale al XIII secolo e porta la firma di Bonvesin de la Riva, frate terziario dell’Ordine degli Umiliati e membro dei Decani dell’Ospedale Nuovo.
Il poema, pur avendo un titolo in latino (“De quinquaginta curialitatibus ad mensam”, cioè “Cinquanta cortesie da tavola”), fu redatto in lombardo e fu indirizzato a quella classe borghese di commercianti, insegnanti, medici che andava formandosi e che cercava in tutti i modi di entrare a far parte delle corti.
E’ molto interessante notare come la maggior parte dei concetti di base del moderno galateo a tavola fossero già presenti in quest’opera del 1200 e, a tal proposito, cercheremo di individuarli, analizzandone i versi più significativi.
A un pranzo non ci si siede mai prima della padrona di casa o dell’ospite di riguardo (dalla cortesia numero 3). |
La terza cortesia: non affrettarti a prendere posto a tavola senza averne il permesso; se qualcuno t’invita a nozze, prima di sederti non prenderti delle libertà per evitare di essere cacciato. |
A tavola, luogo di convivialità per eccellenza, è importante curare la conversazione, apparire sempre di buon umore e sedere composti (dalla cortesia numero 5). |
La quínta cortesía: siedi a tavola come si conviene, cortese, educato, allegro e di buon umore; quindi non devi essere né astioso né corrucciato né scomposto e neppure tenere le gambe incrociate. |
I gomiti non devono mai essere appoggiati sul tavolo (dalla cortesia numero 6). |
La sesta cortesia: se possibile non ci si deve appoggiare alla tavola imbandita. Perchè non è educato appoggiare i gomiti o stendere le braccia. |
Il cibo deve essere sempre consumato in piccole porzioni (dalla cortesia numero 7). |
La settima cortesia è per tutti: non mangiare né troppo né poco, ma moderatamente. Colui che mangia troppo o troppo poco, non trae alcun vantaggio né per l’anima né per il corpo. |
Le grosse porzioni di cibo vanno sempre evitate, perché rendono difficoltosa la conversazione (dalla cortesia numero 8). |
L’ottava cortesia è, che Dio ci aiuti, a non riempire troppo la bocca e non mangiare troppo in fretta; L’ingordo che mangia in fretta, e si riempie la bocca, se venisse interpellato, farebbe fatica a rispondere. |
Mai parlare con la bocca piena (dalla cortesia numero 9). |
La nona cortesia è parlare poco e badare a ciò che si sta facendo: perché se si parla troppo mangiando, può accadere che escano briciole dalla bocca. |
Le labbra vanno sempre pulite con il tovagliolo, prima di avvicinarle al bicchiere (dalla cortesia numero 10). |
La decima cortesia è: quando hai sete, prima inghiotti il cibo e pulisci la bocca e poi bevi. L’ingordo che beve in fretta, prima di aver deglutito, infastidisce l’altro che beve in compagnia. |
Non eccedere con il vino a tavola (dalla cortesia numero 14). |
La successiva è questa: quando sei invitato anche se in tavola c’è del vino buono, cerca di non ubriacarti. Chi si ubriaca scioccamente, nuoce tre volte: al corpo, all’anima e spreca il vino. |
Al ristorante, non ci si alza mai da tavola per i saluti (dalla cortesia numero 15). |
La quindicesima è questa: anche se arriva qualcuno, non alzarti da tavola, se non per un motivo importante. Finché mangi non devi muoverti neppure per salutare quelli che sopraggiungono. |
Mai produrre rumori, bevendo o sorseggiando le minestre con il cucchiaio (dalla cortesia numero 16). |
La sedicesima poi è non sorbire rumorosamente quando mangi col cucchiaio. Altrimenti l’uomo e la donna che lo fanno, si comportano veramente come la bestia che mangia il pastone. |
Proseguiremo l’analisi delle altre regole di galateo nella seconda parte.
Mariarita.
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