Le buone maniere: il naturale completamento della gentilezza.
I termini “gentilezza” e “buone maniere”, spesso usati come sinonimi, hanno veramente lo stesso significato?
In realtà no: la gentilezza è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, superando il proprio egoismo e il proprio modo di pensare (dote, dunque, assai rara), mentre le buone maniere sono metodi di rapporto mediato tra persone.
Una persona è gentile quando ascolta la radio a basso volume per rispetto dei propri vicini, quando offre il proprio aiuto perché realmente interessata alle condizioni del prossimo, quando ha la capacità di fare degli altri l’oggetto del proprio riguardo.
Una persona ha buone maniere, invece, quando conosce ed applica correttamente le regole del galateo: non è tenuta, per definizione, ad avere un reale interesse per gli altri.
Una persona potrebbe praticare le buone maniere, infatti, solo perché teme il giudizio altrui, facendole diventare un mero strumento di autodifesa se non, addirittura, di inganno, creando un’immagine personale, non reale, che sia facilmente gradita (del resto le persone non si vergognano tanto delle loro cattive azioni, quanto del giudizio che possono avere gli altri relativamente ad esse). Oppure potrebbe usarle per tenere a distanza le persone, isolandosi da quelle con cui non desidera entrare in contatto attraverso una barriera fatta di eccessivo formalismo.
Si parla di buona educazione quando le buone maniere nascono dal cuore, senza alcun atteggiamento finto o ingannevole: solo in questo caso, infatti, si ha a che fare con la vera cortesia.
Concludiamo questo breve articolo osservando che la gentilezza, non può mai, in ogni caso, fare a meno delle buone maniere (che ne sono il naturale completamento): organizzare un appuntamento nei minimi dettagli e risultare, poi, goffi ed impacciati al ristorante, infatti, può rovinare definitivamente anche il più romantico degli eventi.
Che il galateo, dunque, sia sempre il nostro mezzo prediletto per rispettare il prossimo.
Mariarita.
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